Potrebbe considerarsi la solita americanata classica, storia di due
ragazzi, cresciuti come fratelli, che guarda un po', si innamorano della
stessa donna. Tragedia vuole che questa storia sia più che verosimile
ed è appoggiata sullo sfondo di uno degli eventi peggiori per l'America e
soprattutto realmente accaduto. Quindi, trama classica ma bel film. Su
come comunque anche in situazioni tragiche, difficili e battagliere, la
loro amicizia trionfi, più di ogni altra cosa, perchè neanche una donna
la può rompere. E dopo che tutte le battaglie sono state combattute,
perchè si intenda, per chi avesse a dire che il film poteva essere più
corto, si intenda che non poteva finire con l'attacco a Pearl Harbor,
no, che figura avrebbero fatto gli americani? Dovevano fare vedere,
anche nel film, che si vendicavano,,, insomma altrimenti che americani
sono, eh?! Dicevamo, per noi non ha importanza alla fine se gli
americani hanno fatto quell'ultimo attacco al Giappone, ma è importgante
perchè questo causa la morte di Danny, e sarà Rafe a crescere suo
figlio, chiamandolo proprio Danny, in una conclusione di film stupenda.Ottima la colonna sonora, una di quelle che ti fanno restare in mente il film in eterno
lunedì 30 aprile 2018
domenica 11 marzo 2018
AMERICAN BEAUTY
I cinque premi oscar assegnati ad "American Beauty sono stati ampiamente meritati !
La regia è assolutamente fantastica, innovativa, la si può quasi sentire. Sam Mendes, regista teatrale, è riuscito ad esordire col botto regalandoci delle inquadrature assolutamente geniali e studiate alla perfezione per rendere al meglio il carattere e le situazioni di ogni personaggio . La messa in scena è palesemente teatrale, così come la recitazione di tutti gli attori. Tra tutti si è, ovviamente, contraddistinto quel geniaccio di Kevin Spacey (il quale ha meritatamente vinto l'oscar come migliore attore protagonista) che ci ha regalato un'interpretazione assolutamente magnifica e ha dato sfoggio della sua infinita versatilità. Ma il punto forte del film è la sceneggiatura di Alan Ball, una storia che vuole parlare innanzitutto di bellezza, perduta, inafferrata, inafferrabile, inaspettata, ma pur sempre presente all’interno delle esistenze complicate o distrutte dei suoi protagonisti.
La regia è assolutamente fantastica, innovativa, la si può quasi sentire. Sam Mendes, regista teatrale, è riuscito ad esordire col botto regalandoci delle inquadrature assolutamente geniali e studiate alla perfezione per rendere al meglio il carattere e le situazioni di ogni personaggio . La messa in scena è palesemente teatrale, così come la recitazione di tutti gli attori. Tra tutti si è, ovviamente, contraddistinto quel geniaccio di Kevin Spacey (il quale ha meritatamente vinto l'oscar come migliore attore protagonista) che ci ha regalato un'interpretazione assolutamente magnifica e ha dato sfoggio della sua infinita versatilità. Ma il punto forte del film è la sceneggiatura di Alan Ball, una storia che vuole parlare innanzitutto di bellezza, perduta, inafferrata, inafferrabile, inaspettata, ma pur sempre presente all’interno delle esistenze complicate o distrutte dei suoi protagonisti.
Personaggi che hanno perso la passione per
la vita, sommersi dalle incombenze materiali della quotidianità o che
ancora devono trovare la propria strada, lottando contro un’ossessione
generalizzata per l’apparenza in grado di allontanarli
inesorabilmente da ciò che sono e da ciò che è vero, il cui aspetto
risulta spesso ingannevole rispetto alla sostanza.
Il film ci ha regalato due monologhi indimenticabili, come quello
recitato da Wes Bentley durante la scena della busta danzante, e quello
recitato da Kevin Spacey durante la scena finale. Ognuno dei due
monologhi è accompagnato dalla sublime colonna sonora di Thomas Newman,
che riesce a rendere le scene ancora più dolci e armoniose. domenica 11 febbraio 2018
LA LA LAND
Si va al cinema per distrarsi dalla vita, per lasciare fuori dalla
sala i problemi ed i fastidi della giornata, e fortunatamente alcuni
film hanno il potere di illuminare anche l’umore più cupo.
L’effetto della visione di “La La Land” è proprio questo, un’immediata e colorata ricarica di gioia di vivere a base di musica e romanticismo eclettico.Nel traffico di una superstrada assolata di Los Angeles, l’aspirante attrice Mia e il musicista squattrinato Sebastian sognano di realizzarsi attraverso le proprie passioni ma scontrandosi con la dura realtà; quando però si incontreranno, dopo un’iniziale antipatia scatterà la scintilla d’amore che darà ad entrambi la motivazione per farcela davvero.
E, almeno per un po’, la loro vita sarà davvero una favola, con balli coreografati in mezzo alla strada e canzoni romantiche che nascono e crescono spontaneamente nel bel mezzo di scene di quotidiana convivenza.
C’è poco da raccontare, perché a volte le parole non riescono a rendere bene l’idea, specialmente se c’è di mezzo il coinvolgimento emotivo che solo la musica sa creare: e “La La Land” è un sogno cantato e ballato, un invito ad inseguire le proprie aspirazioni a discapito di tutto il resto, una storia d’amore travolgente con due protagonisti affiatatissimi, una dedica ammirata ai vecchi classici della Hollywood anni ’40 e ’50.
“La La Land” sa conquistare perché mescola sequenze musicali come quelle dei vecchi musical alle amarezze della realtà moderna, per spazzare via queste ultime grazie alla fantasia e al romanticismo: scene corali come il prologo sulla superstrada, con ragazzi e ragazze che scendono dalle auto e iniziano a ballare cantando “Another Day of Sun”, trasmettono una forza positiva e sono altamente contagiose
L’effetto della visione di “La La Land” è proprio questo, un’immediata e colorata ricarica di gioia di vivere a base di musica e romanticismo eclettico.Nel traffico di una superstrada assolata di Los Angeles, l’aspirante attrice Mia e il musicista squattrinato Sebastian sognano di realizzarsi attraverso le proprie passioni ma scontrandosi con la dura realtà; quando però si incontreranno, dopo un’iniziale antipatia scatterà la scintilla d’amore che darà ad entrambi la motivazione per farcela davvero.
E, almeno per un po’, la loro vita sarà davvero una favola, con balli coreografati in mezzo alla strada e canzoni romantiche che nascono e crescono spontaneamente nel bel mezzo di scene di quotidiana convivenza.
C’è poco da raccontare, perché a volte le parole non riescono a rendere bene l’idea, specialmente se c’è di mezzo il coinvolgimento emotivo che solo la musica sa creare: e “La La Land” è un sogno cantato e ballato, un invito ad inseguire le proprie aspirazioni a discapito di tutto il resto, una storia d’amore travolgente con due protagonisti affiatatissimi, una dedica ammirata ai vecchi classici della Hollywood anni ’40 e ’50.
“La La Land” sa conquistare perché mescola sequenze musicali come quelle dei vecchi musical alle amarezze della realtà moderna, per spazzare via queste ultime grazie alla fantasia e al romanticismo: scene corali come il prologo sulla superstrada, con ragazzi e ragazze che scendono dalle auto e iniziano a ballare cantando “Another Day of Sun”, trasmettono una forza positiva e sono altamente contagiose
martedì 16 gennaio 2018
SISTER ACT
Leggerezza all'ennesima potenza, e nella sua valenza più positiva. Sister Act,
anche oggi a oltre vent'anni dalla sua uscita, è un film invecchiato
incredibilmente bene, capace di infondere una contagiosa allegria e al
contempo far dimenticare tutte le lacune in fase di sceneggiatura.
Divertimento allo stato brado che conquista, oltre per la sua straordinaria componente musicale, anche per la simpatia delle situazioni che vedono protagoniste questo improbabile gruppo di suore (la lunga sequenza finale all'interno del casinò è da antologia), pronte a schiudersi dal loro guscio grazie al carisma della nuova arrivata. Privo di intenti satirici, il regista ci offre una visione ben più spensierata (e poco realistica) del mondo religioso a cui siamo abituati (incarnato, almeno per la prima parte, dalla figura della madre superiora), con tanto di apparizione d'eccellenza di un sosia del papa nei minuti finali. Con un'appena accennata componente poliziesca, che vede protagonista un efficace Harvey Keitel, il racconto si concentra soprattutto sull'esplosione di energia scatenato dall'arrivo di Deloris nel convento, che dà spazio a gag ironiche e mai volgari, garantendo alla pellicola lo status di opera perfetta per le famiglie. Ma la vera forza detonante dell'operazione risiede sicuramente in due fattori chiave. Il primo la magnetica potenza della musica, appassionante anche per i non credenti, che giocando su sonorità rhythm'n'blues è protagonista di alcune delle scene madri della storia. La seconda è senza dubbio (non dimenticando l'ottima prova di Maggie Smith) nell'incontenibile carisma di una formidabile Whoopi Goldberg che vale da sola il prezzo della visione.
Una cantante di las vegas, donna del capo, assiste ad un omicidio. La polizia la protegge mandandola in un monastero come suora e lei trasforma le sue consorelle in un grande coro. Finale con la cattura del capo e con l'esibizione del coro davanti agli occhi del papa.
Divertimento allo stato brado che conquista, oltre per la sua straordinaria componente musicale, anche per la simpatia delle situazioni che vedono protagoniste questo improbabile gruppo di suore (la lunga sequenza finale all'interno del casinò è da antologia), pronte a schiudersi dal loro guscio grazie al carisma della nuova arrivata. Privo di intenti satirici, il regista ci offre una visione ben più spensierata (e poco realistica) del mondo religioso a cui siamo abituati (incarnato, almeno per la prima parte, dalla figura della madre superiora), con tanto di apparizione d'eccellenza di un sosia del papa nei minuti finali. Con un'appena accennata componente poliziesca, che vede protagonista un efficace Harvey Keitel, il racconto si concentra soprattutto sull'esplosione di energia scatenato dall'arrivo di Deloris nel convento, che dà spazio a gag ironiche e mai volgari, garantendo alla pellicola lo status di opera perfetta per le famiglie. Ma la vera forza detonante dell'operazione risiede sicuramente in due fattori chiave. Il primo la magnetica potenza della musica, appassionante anche per i non credenti, che giocando su sonorità rhythm'n'blues è protagonista di alcune delle scene madri della storia. La seconda è senza dubbio (non dimenticando l'ottima prova di Maggie Smith) nell'incontenibile carisma di una formidabile Whoopi Goldberg che vale da sola il prezzo della visione.
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