La regia è assolutamente fantastica, innovativa, la si può quasi sentire. Sam Mendes, regista teatrale, è riuscito ad esordire col botto regalandoci delle inquadrature assolutamente geniali e studiate alla perfezione per rendere al meglio il carattere e le situazioni di ogni personaggio . La messa in scena è palesemente teatrale, così come la recitazione di tutti gli attori. Tra tutti si è, ovviamente, contraddistinto quel geniaccio di Kevin Spacey (il quale ha meritatamente vinto l'oscar come migliore attore protagonista) che ci ha regalato un'interpretazione assolutamente magnifica e ha dato sfoggio della sua infinita versatilità. Ma il punto forte del film è la sceneggiatura di Alan Ball, una storia che vuole parlare innanzitutto di bellezza, perduta, inafferrata, inafferrabile, inaspettata, ma pur sempre presente all’interno delle esistenze complicate o distrutte dei suoi protagonisti.
Personaggi che hanno perso la passione per
la vita, sommersi dalle incombenze materiali della quotidianità o che
ancora devono trovare la propria strada, lottando contro un’ossessione
generalizzata per l’apparenza in grado di allontanarli
inesorabilmente da ciò che sono e da ciò che è vero, il cui aspetto
risulta spesso ingannevole rispetto alla sostanza.
Il film ci ha regalato due monologhi indimenticabili, come quello
recitato da Wes Bentley durante la scena della busta danzante, e quello
recitato da Kevin Spacey durante la scena finale. Ognuno dei due
monologhi è accompagnato dalla sublime colonna sonora di Thomas Newman,
che riesce a rendere le scene ancora più dolci e armoniose.