Non ci possono essere vacanze natalizie senza un film Disney, sia per quanto riguarda le nuove uscite cinematografiche sia per i vecchi classici riproposti in questo periodo in tv. Frozen è senza dubbio uno di quelli che ha avuto maggior successo, indimenticabile storia ricca di amore, fiocchi di neve, ghiaccio, castelli, principesse e... renne! Una favola vecchia di anni che si veste della spensieratezza di oggi, divenendo un classico Disney frizzante e ricco di scintillanti sfaccettature, proprio come un cristallo di neve
Da piccole Anna ed Elsa erano davvero inseparabili, ma un
giorno, all'improvviso, Anna si ritrova a essere completamente tagliata
fuori dalla vita di sua sorella. Elsa si è chiusa in un mondo
tutto suo e, dopo la morte dei genitori, l'intero regno di Arendelle è
stato chiuso fuori dalle porte del castello. Anna è cresciuta da sola,
senza imparare nulla del mondo esterno: è allegra, piena di fiducia
negli altri, passionale, spensierata e impaziente di poter finalmente
conoscere gente e incontrare l'amore della sua vita. Il giorno
dell'incoronazione di Elsa qualcosa va storto: i suoi poteri
glaciali vengono resi noti a tutti e la nuova regina fugge nel bosco,
nascondendosi al popolo (e alla sorella) e involontariamente scatenando
sul regno un inverno perenne. Anna, insieme al coraggioso Kristoff e alla sua fedele renna Sven, parte alla ricerca di Elsa,
decisa ad affrontare tutti i pericoli della magia di sua sorella e che
le innevate montagne dell'Everest le porranno davanti pur di salvare
Elsa e tutto il regno.
Si torna a una sceneggiatura basata sui temi classici dell'amore, della
fiducia e della famiglia, che si costruisce attorno alla struttura del
musical: tutto può essere cantato e anzi enfatizzato dalla colonna
sonora, che accompagna e rende tangibili i pensieri e le emozioni dei
protagonisti. Una messinscena quasi teatrale che si modella tra cristalli e fonti di luce ben studiate, costumi mozzafiato e un
giusto alternarsi di situazioni commoventi e più leggere scenette
comiche. Tra le varie colonne sonore che accompagnano il film indimenticabile la super gettonata All'alba sorgerò
"Robin Hood" di Kevin Costner é, forse, il migliore film sulla leggenda
di Robin Hood mai realizzato.
Una suspence sempre crescente, una fotografia splendida, l'impiego, non
sfrontato, di mezzi speciali, straordinari all'epoca del film (vedi il
lancio delle frecce), una coreografia sontuosa, la città francese di
Carcassonne come set del film, ed una bella storia d'amore.
Sì, questo é un film che piace moltissimo alle donne.
Non solo per lo splendido personaggio disegnato da Kevin Costner,
peraltro straordinariamente bello in questo film, ma anche, e
soprattutto, per la caratterizzazione di Lady Marian.
Mary Elisabeth Mastrantonio é stata abilissima nel presentare una figura
di donna estremamente moderna.
Forte, sicura di sé, coraggiosa e molto romantica.
Innamorata del suo bel Robin, che seguirà fino alla fine.
Da vera donna. Fedele ai suoi principi,altruista, bella, determinata e,
allo stesso tempo, fragile e vittima delle circostanze.
Una donna da amare e da salvare. Forte e dolcissima.
Il vero alter/ego di Robin Hood, testardo e romantico come lei.
Due metà della stessa mela che si incontrano.
La scena finale, con il volo delle colombe, simbolo della pace ritrovata
e lo splendido cammeo di Sean Connery, nei panni di Re Riccardo,
conquista il cuore.
Oltre a rappresentarci questa splendida coppia, resa ancor più romantica
dalla splendida colonna sonora di Bryan Adams: "Everything I do I do it
for you", questo Robin Hood é anche un inno all'amicizia.
Quella vera, che non conosce frontiere.
Ed ecco lo splendido personaggio di Morgan Freeman, l'amico arabo, che
lo toglie sempre dai guai.
Non pretendendo nulla in cambio. La vera amicizia non lo richiede mai.
Ma questo é, soprattutto, un film su di una splendida coppia: Robin e
Marian.
Profondamente uguali. Innamorati, romantici, ribelli, idealisti.
Insomma: buon divertimento.
Con uno dei più bei film di Kevin Costner.
Capace di toccare i cuori. In particolare, quelli romantici.
Quarant'anni or sono, nel lontano 25 maggio 1977, usciva nelle sale americane il classicoGuerre Stellariche dopo 30 anni e una trilogia prequel è diventatoStar Wars: Episodio IV - Una nuova speranza. Il primo film della saga fu un'odissea per George Lucas, che incontrò non pochi ostacoli per far accettare il nuove genere cinematografico a quei tempi. , Star Wars debuttò nei cinema ed esplose fragoroso nell'immaginario collettivo trasformandosi in un classico senza tempo con ben 11 candidature al Premio Oscar e 7 statuette vinte (Migliore scenografia, costumi, montaggio, sonoro, effetti speciali, colonna sonora e un Oscar Speciale a Ben Burtt per gli effetti sonori). Un fenomeno immaginifico di tale portata che oggi a quasi quarant'anni di distanza dal suo debutto siamo ancora qui a parlarne, pronti come bambini entusiasti a tornare ancora una volta in quella "galassia lontana lontana" che ci ha regalato così tante emozioni. Quando su schermo appare l’immenso incrociatore stellare dell’Impero all'inseguimento della nave della Principessa Leila, non si può non ripensare a questa iconica scena come ad una tappa fondamentale per il cinema di fantascienza che dal quel lontano 25 marzo 1977 non sarebbe stato più lo stesso. Lucas si ispira a filosofia e mitologia e crea un universo mistico in cui "La Forza" tutto crea e pervade, da notare che nelle primissime stesure della storia Lucas l'aveva descritta come una gemma in stile Sacro Graal. Su schermo non mancano l'azione concitata con battaglie tra caccia stellari ispirate ai combattimenti aerei dei film di guerra, ma anche se siamo ad oltre un decennio dall'avvento della mirabolante CG anni '90 di Jurassic Park, Lucas precorre i tempi e punta su gigantesche miniature dettagliatisssime riprese in maniera innovativa, dando il via ad una nuova era tecnologica per gli effetti speciali cinematografici che poi prenderanno corpo nella sua Industrial, Light & Magic.
Memorabile e inconfondibile la sua colonna sonora di John Williams
E' difficile, forse impossibile,
separare il film "Il Postino" dall'immagine indissolubile di un Massimo
Troisi malato e stanco, tanto caparbio da sfidare la propria precaria
salute per terminare le riprese di quello che per molti è considerato il
testamento spirituale del grande attore e regista napoletano (di San
Giorgio a Cremano), spirato poche ore dopo aver girato l'ultima scena
del film.
Tratto dal romanzo "Il postino
di Neruda" di Skàrmeta, girato nelle splendide Procida e Salina, Il
postino è stato da subito circondato da un'aura magica che ha fatto di
questa pellicola un caso unico, elogiato da critica e pubblico, tanto
apprezzato all'estero da portare il nome di Massimo Troisi nell'olimpo
della cinematografia mondiale con una candidatura postuma all' Oscar
come miglior attore protagonista ed un totale inatteso di 5 candidature
all'ambita statuetta (fu vinta quella per la migliore colonna sonora
drammatica consegnata a Luiz Bacalov).
Nonostante solamente nella versione italiana figurasse il nome di Troisi accanto a quello del regista Michael Radford,
per tutti il postino è universalmente riconosciuto come il suo
capolavoro, un film, senza nulla togliere alle tante belle pellicole
girate in precedenza, in cui raggiunse l'apice della carriera ed una
notorietà internazionale sotto certi aspetti inattesa. La mimica, i
silenzi, le indecisioni nelle parole e nei movimenti del Troisi comico
trovarono in una interpretazione drammatica così profonda il proprio
naturale complimento.
Il
postino è un inno alla forza della poesia, al potere delle parole in
grado di elevare personaggi a prima vista insignificanti a ruoli del
tutto inattesi. L'amicizia che lega Pablo Neruda a Mario Ruoppolo è
sincera e mossa dalla tenerezza che ispira il giovane squattrinato
postino, fra i pochi in grado di leggere e scrivere in un'isola più
lontana dalla terraferma della realtà, ancora legata a un mondo antico
di pescatori destinato in pochi anni a sparire del tutto. L'ansia di
apprendere nuove parole e nuovi componimenti è il vero anelito alla
cultura ed alla elevazione sociale attraverso la conoscenza cui tutti
dovrebbero aspirare. Se Neruda quasi inconsciamente sconvolgerà la vita
del postino, quest'ultimo manterrà nei confronti del grande poeta un
sentimento di riconoscenza quasi filiare, conscio del fatto di essere
stato cambiato in profondità dall'esule cileno e di aver trovato non
solo il coraggio ma anche i mezzi per conquistare la ragazza più bella e
di buoni sentimenti del paese, grazie a quanto appreso nei sempre più
lunghi momenti passati a dialogare di metafore con lui.
Full Monty è sicuramente una delle commedie più divertenti fra quelle
che, negli anni novanta, decisero di raccontare storie ambientate sullo
sfondo della crisi economica inglese: la chiusura delle industrie
legate all'estrazione e alla lavorazione del carbone, la disoccupazione. Protagonisti cinque operai inglesi disoccupati che decidono di organizzare uno
spettacolo di spogliarello per guadagnare un po' di soldi. Fra varie
disavventure, esilaranti casting e prove estemporanee in casa del loro
capo-reparto, arriveranno alla prima del loro show. La forza di di Full Monty è quella di trattare con leggerezza problematiche sociali comuni, passare continuamente
dalla miseria alla vivacità, dalla crisi sociale al gaudio popolare,
coprendo la nuda disperazione della realtà con qualche foglia spassosa e
sufficientemente non urticante per trasformare una commedia sopra la
media in un successo mondiale. Il film si guadagnò ben 4 nomination agli Oscar riuscendo a portarne a
casa uno, quello per la miglior colonna sonora. Composta da Anne Dudley è
musica strumentale di grande impatto, dal ritmo lento ma dolce e
sensuale, un vero capolavoro.
va avanti e fermarsi è davvero un grave errore, un ostacolo in più che ci si pone.
Opera prima di Peter Cattaneo, regista per film TV e profezia azzeccata dal produttore Uberto Pasolini. Ottimi gli interpreti con Robert Carlyle post-Trainspotting, Mark Addy e Tom Wilkinson. Bellissima e perfettamente calzante la colonna sonora curata da Anne Dudley.
Film globalmente divertentissimo che lascia spazio anche alle
situazioni relativamente drammatiche elegantemente descritte con non
comune tatto e in qualche evento anche con poesia. Le note "amare" o
meglio su cui riflettere, ben celate dal fulcro del soggetto, spaziano
dalla malinconia alla omosessualità, dalla morte alla depressione, dalla
voglia di riscatto alla monotonia senile. Il film vuole farci capire
come è possibile ricavare il lato luminoso degli eventi negativi, quello
positivo, quello che tenta di spingere il demotivato ad andare oltre.
In questo film si ride e tanto ma si comprende anche che la vita va, ad
ogni modo va avanti e fermarsi è davvero un grave errore, un ostacolo in
più che ci si pone.
Opera prima di Peter Cattaneo, regista per film TV e profezia azzeccata dal produttore Uberto Pasolini. Ottimi gli interpreti con Robert Carlyle post-Trainspotting, Mark Addy e Tom Wilkinson. Bellissima e perfettamente calzante la colonna sonora curata da Anne Dudley.
Film globalmente divertentissimo che lascia spazio anche alle
situazioni relativamente drammatiche elegantemente descritte con non
comune tatto e in qualche evento anche con poesia. Le note "amare" o
meglio su cui riflettere, ben celate dal fulcro del soggetto, spaziano
dalla malinconia alla omosessualità, dalla morte alla depressione, dalla
voglia di riscatto alla monotonia senile. Il film vuole farci capire
come è possibile ricavare il lato luminoso degli eventi negativi, quello
positivo, quello che tenta di spingere il demotivato ad andare oltre.
In questo film si ride e tanto ma si comprende anche che la vita va, ad
ogni modo va avanti e fermarsi è davvero un grave errore, un ostacolo in
più che ci si pone.
Opera prima di Peter Cattaneo, regista per film TV e profezia azzeccata dal produttore Uberto Pasolini. Ottimi gli interpreti con Robert Carlyle post-Trainspotting, Mark Addy e Tom Wilkinson. Bellissima e perfettamente calzante la colonna sonora curata da Anne Dudley.
Film globalmente divertentissimo che lascia spazio anche alle
situazioni relativamente drammatiche elegantemente descritte con non
comune tatto e in qualche evento anche con poesia. Le note "amare" o
meglio su cui riflettere, ben celate dal fulcro del soggetto, spaziano
dalla malinconia alla omosessualità, dalla morte alla depressione, dalla
voglia di riscatto alla monotonia senile. Il film vuole farci capire
come è possibile ricavare il lato luminoso degli eventi negativi, quello
positivo, quello che tenta di spingere il demotivato ad andare oltre.
In questo film si ride e tanto ma si comprende anche che la vita va, ad
ogni modo va avanti e fermarsi è davvero un grave errore, un ostacolo in
più che ci si pone.
Opera prima di Peter Cattaneo, regista per film TV e profezia azzeccata dal produttore Uberto Pasolini. Ottimi gli interpreti con Robert Carlyle post-Trainspotting, Mark Addy e Tom Wilkinson. Bellissima e perfettamente calzante la colonna sonora curata da Anne Dudley.
Film globalmente divertentissimo che lascia spazio anche alle
situazioni relativamente drammatiche elegantemente descritte con non
comune tatto e in qualche evento anche con poesia. Le note "amare" o
meglio su cui riflettere, ben celate dal fulcro del soggetto, spaziano
dalla malinconia alla omosessualità, dalla morte alla depressione, dalla
voglia di riscatto alla monotonia senile. Il film vuole farci capire
come è possibile ricavare il lato luminoso degli eventi negativi, quello
positivo, quello che tenta di spingere il demotivato ad andare oltre.
In questo film si ride e tanto ma si comprende anche che la vita va, ad
ogni modo va avanti e fermarsi è davvero un grave errore, un ostacolo in
più che ci si pone.
Sono passate solo poche settimane dal mega evento del concerto di Vasco al Modena Park durante il quale, grazie all'intervista fatta da Paolo Bonolis, abbiamo appreso o ricordato, per chi già lo sapesse, che la canzone "Un senso" fu inspirata dalla lettura del libro di Margareth Mazzantini "Non ti muovere", seguito poi dal film omonimo di Castellito di cui la canzone fu la colonna sonora. Il film/libro parla di una storia d'amore clandestina nata tra un uomo di
prestigio (dottore riconosciuto nel suo campo) e una donna di bassa
classe sociale: una cameriera stagionale, senza arte ne parte, senza una
cultura, sciatta, di aspetto sgradevole che e vive un esistenza
squallida ai margini della società. La moglie al confronto è una bella
donna, acculturata, molto in gamba. Nella sua vita matrimoniale sembra
non mancare nulla. Eppure, ad un certo punto, nel momento in cui fa
questo incontro, inizia a porsi molte domande. Inizia a vedere quello
che prima non riusciva a vedere, ma solo a percepire e, tutto questo
ovviamente, non essendo stato programmato, lo spaventa La canzone parla proprio di questa storia: ti chiedi quale sia il senso di tutto cio', ma si arriva alla conclusione che non importa trovare un senso a tutte le cose,ma sono le emozioni che si provano ad essere importanti La pellicola, uscita nel 2004 e molto apprezzata dalla critica e dal
pubblico, ha ottenuto il David di Donatello, il Nastro
d'Argento e il Globo d'Oro.
Pellicola di culto che diede notorietà e fama internazionale a Paul
Schrader, autore di un elegantissimo thriller costruito attorno alla
figura di un edonista contemporaneo che incarna un'ideale superomistico
di narcisistica bellezza apparentemente inattaccabile ma, in realtà,
minata dai torbidi inganni nascosti sotto alla lussuosa patina che lo
avvolge. Notevole nella descrizione di un ambiente basato sul potere del
denaro, in cui gli interni impeccabilmente arredati sono esplorati da
una regia sensuale e avvolgente che esalta la fisicità del corpo
scultoreo di Julian Kay. Gigolo di alto bordo per ricche signore a caccia di emozioni, il giovane
e aitante Julian Kay (Richard Gere) si trova ingiustamente a essere il
principale indiziato per l'omicidio di una delle sue clienti. Vittima di
un complotto, verrà salvato da Michelle (Laureen Hutton), moglie di un
influente senatore innamoratasi di lui. Il prologo sulle note di Call Me di Blondie rimane una delle
intro più belle degli anni '80. Richard Gere, dal passo felino e dalle
magnetiche movenze, la cui classe innata è esaltata dagli abiti di
Giorgio Armani, ha costruito un personaggio iconico entrato
nell'immaginario collettivo.
Campione d'incassi a sorpresa
nel 1998 e trionfatore con sette premi
Oscar (tra cui miglior film, miglior attrice, miglior attrice non
protagonista e miglior sceneggiatura), il film narra le vicende del
giovane William (Joseph Fiennes, già visto in costume nel film
Elizabeth), alla disperata ricerca della sua verve poetica ormai
perduta. La sua musa ispiratrice sarà Viola (Gwyneth Paltrow, ragazza
dell'alta nobiltà, amante del teatro e soprattutto delle opere di
Shakespeare, che fingerà di essere un uomo pur di recitare accanto a
William. E a quel punto la passione di Viola per la poesia del bardo si
trasferirà direttamente sul suo autore, con il quale vivrà una romantica
storia d'amore. Film per tutti gli inguaribili romantici che si fa
apprezzare anche per la sua buona dote di umorismo che fa scorrere la
trama molto fluidamente e che ha il suo principale merito nello
sviluppare l'azione nell'Inghilterra della regina Elisabetta
(interpretata da una straordinaria Judi Dench) piuttosto che ambientare
le storie di Shakespeare in epoca moderna come da consumatissima prassi
di Hollywood. La colonna sonora di Stephen Warbeckcattura con successo lo spirito del film in questione, incentrandosi sulle melodie e temi dell'epoca elisabettiana frizzante con arguzia e fantasia. Non per niente il compositore si meritò l'oscar.
La colonna sonora de Il favoloso mondo di Amélie è sicuramente uno degli elementi che hanno contribuito a rendere il film di Jean-Pierre Jeunet il cult che è ormai diventato. Le note di Yann Tiersen risuonano ovunque, dai sottofondi di reportage e servizi televisivi, alle dita ispirate degli artisti di strada, portando i passanti a non poter fare a meno di fermarsi per riassaporare le atmosfere magiche ed evocative di una delle pellicole più belle del nuovo millennio.
Il grande successo di questa incantevole soundtrack originale risiede principalmente nella sua perfetta assonanza con l’atmosfera emotiva della scena di riferimento e nel modo in cui la prevalenza del pianoforte e della fisarmonica – tipico strumento del cantastorie – sottolinea la semplice essenzialità del mondo mostrato dal film e dell’interiorità della sua straordinaria protagonista, una ragazza profondamente buona, che nasconde il suo bisogno di amore e felicità dietro l’iniziativa di una totale dedizione al prossimo. Amélie, una ragazza di vent'anni che arriva da Montmatre, un giorno
scopre di avere una missione da compiere: alleviare le pene degli altri.
Anche dolori e frustrazioni minime: la solitudine della vicina di casa,
lasciata dal compagno, o quella dell'anziano genitore che augura al
nanetto del giardino lunghi viaggi in paesi esotici, quelli che lui ha
sempre sognato. A un certo punto Amélie si innamora di uno come lei, un
tizio caduto dalla Luna che colleziona frammenti di fototessere gettati
via.
Più che un musical, Moulin Rouge è un'opera complessa e grandiosa, non solo per l'influenza esercitata dal teatro lirico sul regista australiano Baz Luhrmann,
ma soprattutto per la pregnanza assunta dalle canzoni nel film: un mix di capolavori musicali per raccontare la tormentata storia d'amore tra
l'aspirante scrittore Christian (Ewan McGregor) e Satine (Nicole Kidman), la diva del locale più trasgressivo della Parigi di fine XIX secolo. L'archetipica relazione sentimentale instauratasi tra Christian e Satine
(che si ispira al mito di Orfeo ed Euridice così come alla Traviata,
tratta a sua volta dal romanzo La signora delle camelie
di Alexandre Dumas figlio) procede proprio attraverso le canzoni,
costruite a partire da frammenti e refrain di successi pop, rock e dance
degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, facilmente identificabili e
riconoscibili dal pubblico in sala. Il geniale regista ha, infatti, selezionato i brani in modo che i testi si adattassero
perfettamente allo scheletro narrativo del film, trasformando - di fatto
- i numeri musicali nei dialoghi di Moulin Rouge. Personalmente giudico questa colonna sonora un piccolo capolavoro, come lo stesso film da cui è tratta.
Ci troviamo di fronte ad un omaggio a tutti i brani pop che hanno fatto
la storia eseguiti sia singolarmente: “Your Song”, “Lady Marmalade”,
“Nature Song” che sotto forma di tributo: “Elephant Love Medley”. Le voci dei due cantanti attori, spesso supportate dal coro, lasciano sorpresi per le capacità espresse.
Su tutto “Roxanne” dei Police riarrangiata sotto forma di tango: un capolavoro. rRiascoltiamola insieme a Lady Marmalade e Your song
Una miscela di avventura ed epica in questo film che vinse a sorpresa a Cannes nel
1986. Molta retorica ma anche innegabile emozione. Ambientato nel 1767 nella regione sudamericana del Paranà governata da spagnoli e
portoghesi. Padre Gabriel, un missionario gesuita, decide di risalire le
cascate del fiume Iguazu per prendere contatto con una tribù di indios
che vive nella foresta. Si unisce a lui Mendoza, un cacciatore di
schiavi che ha ucciso per gelosia il proprio fratello e ora è in cerca
di riscatto. Il loro obiettivo, condiviso dai superiori, è quello di
tentare di creare un sistema comunitario dove per gli indigeni sia
possibile vivere senza essere sfruttati. Tutto sommato la cosa
più appassionante e più impressionante della pellicola rimane il
confronto tra due mostri sacri del calibro di Robert De Niro e Jeremy
Irons. Celeberrima colonna sonora di Morricone. Caratteristica di questa meravigliosa composizione di Ennio Morricone è
la capacità di trasmettere grandi emozioni grazia a pochi strumenti che
fanno da cornice al protagonista della melodia l’Oboe. Grazie a questa
colonna sonora anche il film, non certo indimenticabile, è diventato uno
dei classici del cinema mondiale
“Philadelphia” uscito el 1993 diretto da Jonathan Demme è il capolavoro che narra la storia che ruota
attorno alla vita di due avvocati. Il primo, giovane e brillante legale
di un prestigioso studio della città licenziato in tronco quando i suoi
datori di lavoro scoprono che ha contratto l’Aids. Emarginato da tutti,
solo un celebre penalista nero lo aiuterà a far valere i suoi diritti.
Tra le tante cose belle del film, (prime tra tutte le interpretazioni
straordinarie dei pluripremiati Tom Hanks e Denezel Washington), la
strepitosa colonna sonora che accompagna quasi tutte le scene
principali.
Composta da Howard Shore insieme ad altri brani scritti da musicisti del
calibro di Neil Young, Bruce Springsteen e Peter Gabriel per citarne
alcuni. Il film si apre con un pezzo eccezionale di Springsteeng
“Streets Of Philadelphia”
Un altro brano che cattura è Love Town composto dal genio fondatore dei Genesis, Peter Gabriel.
E poi Maria Callas, magnifica soprano di origine greca naturalizzata
italiana fino al 1966. L’intensità delle sue interpretazioni hanno
conquistato tutto il mondo. tutta l’energia drammatica e passionale accompagna alla
perfezione scene intense del film. Particolare attenzione va al brano (immenso) di Neil Young che va a
chiudere il film. Questo grande musicista capace di passare dalla quiete
di una ballata acustica, ad una brutale cavalcata rock sino ad un brano
come Philadelphia
Forrest Gump è un film del 1994 diretto da Robert Zemeckis, tratto dall’omonimo romanzo di Winston Groom.
Il film è interpretato da Tom Hanks
e narra le vicende di Forrest Gump, un ragazzo nato circa negli anni
‘40 con uno sviluppo cognitivo inferiore rispetto alla norma, che
tramite la sua naturalezza si farà testimone dei principali avvenimenti
americani della sua epoca. Il film è sicuramente un capolavoro dei nostri tempi. Ottima la regia e l’interpretazione da parte di Tom Hanks.
È stato accolto benissimo sia dalla critica che dal pubblico: ha infatti
incassato ben 6 Oscar (Miglior attore protagonista, Miglior Film,
Migliore regia, migliore sceneggiatura non originale, miglior montaggio e
migliori effetti speciali).
In più, il film ha lasciato un segno profondo nella cultura degli anni
seguenti: citazioni come ”corri Forrest, corri” sono spesso sentite
ancora oggi in molte situazioni.
Di questo film tutto lascia il segno: la storia, i sentimenti
che riesce a trasmette e più di tutto il modo in cui viene raccontata,
senza cadere mai nel banale o nello scontato.
Ottime scelte di regia e di recitazione hanno reso questo film un must
del nostro tempo, senza tralasciare la struggente colonna sonora composta da Alan Silvestri
Psyco è tra i film ‘classici’ il più ‘moderno’. È l'archetipo del
thriller, al quale i registi che tentano di ripercorrere il genere
ancora si ispirano. È stato il più grande successo di Hitchcock al botteghino. E’ stato votato come settimo film più spaventoso di tutti i tempi. Un vero capolavoro per quattro motivi fondamentali:
1).- una regia straordinaria, ’; 2).- un accompagnamento musicale solido con le immagini; 3).- un sapiente utilizzo di luci e ombre; 4).- due grandi interpreti . Psyco contiene una delle scene più famose di tutta la storia
del cinema, tra i colpi di scena più inaspettati e scioccanti. Mi
riferisco alla nota scena della doccia dove viene assassinata la ragazza. La scena dura solo 3 minuti, ma curatissima nei particolari tanto da far abbastanza rabbrividire al solo ascolto delle note musicali che la accompagnano
Inizialmente Hitchcock voleva che la scena della doccia non fosse accompagnata da commento musicale, ma il compositore Bernard Herrmann
gli fece cambiare idea dopo avergli fatto ascoltare la composizione,
che poi divenne un cult dei momenti thriller impiegata e derubata nei
più variegati contesti. Si tratta di un accompagnamento solidale
con le immagini, un ‘urlo di archi che sembrano delle pugnalate sonore
che lo spettatore percepisce come ferite ai propri sensi. Sicuramente ha contribuito notevolmente al successo del film. Riascoltiamola nell'esecuzione dal vivo diretta proprio dal suo creatore
Ennio Morricone e Sergio Leone, una collaborazione che ha prodotto
risultati notevoli che raggiunge l'apice nell’ultimo film del regista romano: C’era una
volta in America. Con questa colonna sonora Morricone vinse il Premio
Bafta e il Nastro d’argento, oltre che la nomination al Golden Globe. Ad un'indimenticabile colonna sonora si accompagna ovviamente una trama alla sua altezza incentrata su momenti nelle vite dei componenti di un piccolo gruppo di gangster di New
York distribuiti su circa 40 anni. La storia, narrata con frequente uso
di flashback e flash forward, è incentrata su David "Noodles" Aronson e
i suoi compagni di sempre (sono cresciuti insieme nel Lower East Side):
Cockeye, Patsy e Max. Riascoltiamo l' intensa Deborah's Theme accompagnata a immagini di questo capolavoro
Questo sito utilizza cookie tecnici propri e dei cookie di profilazione di terze parti.
Se continui nella navigazione accetti il loro uso. OK | Per +Info sui cookie | Come eliminare i cookie già presenti.