Visualizzazioni totali

sy 728x90

sy 468x60

martedì 16 gennaio 2018

SISTER ACT

Leggerezza all'ennesima potenza, e nella sua valenza più positiva. Sister Act, anche oggi a oltre vent'anni dalla sua uscita, è un film invecchiato incredibilmente bene, capace di infondere una contagiosa allegria e al contempo far dimenticare tutte le lacune in fase di sceneggiatura. 

Una cantante di las vegas, donna del capo, assiste ad un omicidio. La polizia la protegge mandandola in un monastero come suora e lei trasforma le sue consorelle in un grande coro. Finale con la cattura del capo e con l'esibizione del coro davanti agli occhi del papa.



Divertimento allo stato brado che conquista, oltre per la sua straordinaria componente musicale, anche per la simpatia delle situazioni che vedono protagoniste questo improbabile gruppo di suore (la lunga sequenza finale all'interno del casinò è da antologia), pronte a schiudersi dal loro guscio grazie al carisma della nuova arrivata. Privo di intenti satirici, il regista ci offre una visione ben più spensierata (e poco realistica) del mondo religioso a cui siamo abituati (incarnato, almeno per la prima parte, dalla figura della madre superiora), con tanto di apparizione d'eccellenza di un sosia del papa nei minuti finali. Con un'appena accennata componente poliziesca, che vede protagonista un efficace Harvey Keitel, il racconto si concentra soprattutto sull'esplosione di energia scatenato dall'arrivo di Deloris nel convento, che dà spazio a gag ironiche e mai volgari, garantendo alla pellicola lo status di opera perfetta per le famiglie. Ma la vera forza detonante dell'operazione risiede sicuramente in due fattori chiave. Il primo la magnetica potenza della musica, appassionante anche per i non credenti, che giocando su sonorità rhythm'n'blues è protagonista di alcune delle scene madri della storia. La seconda è senza dubbio (non dimenticando l'ottima prova di Maggie Smith) nell'incontenibile carisma di una formidabile Whoopi Goldberg che vale da sola il prezzo della visione.